Sono dati allarmanti quelli forniti dal Copernicus Climate Change Service (C3S) realizzato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, che ogni mese pubblica bollettini sui cambiamenti osservati nella temperatura globale dell’aria in superficie, sulla consistenza della calotta di ghiaccio e sulle variabili idrologiche.
Stando agli ultimi dati diffusi, a livello globale il mese di luglio 2020 è stato il terzo luglio più caldo in assoluto dopo quelli del 2016 e del 2019. Nello stesso mese, l’estensione dei ghiacci del mare Artico è stata di quasi il 27% al di sotto della media del periodo 1981-2020. Per lo più priva di ghiaccio sono risultate la rotta del Mare del Nord e la costa settentrionale della Siberia, e con temperature molto superiori alla media, al pari dell’arcipelago canadese e dell’Oceano Artico centrale.
In Europa nel mese di luglio si sono registrate temperature inferiori alla media nel nord e superiori alla media nel sud, con temperature nel sud-ovest che hanno raggiunto quasi il record durante l’ondata di caldo alla fine del mese.
Questi dati confermano che il riscaldamento globale sta accelerando. Una ricerca condotta da World Weather Attribution (WWA) evidenzia inoltre il ruolo che il clima svolge nell’aumento del pericolo incendi e nel rendere ancora più devastanti i roghi dolosi.
Nell’ultimo decennio, e in particolare nel 2019, gli incendi forestali si sono propagati a livello drammatico a diverse latitudini in tutto il mondo.
L’anno scorso abbiamo visto andare in fiamme non solo l’Australia, ma anche le foreste di California, Amazzonia, Indonesia, Scandinavia, Russia, Siberia, Alaska, Groenlandia, Cina. Sicuramente dolosi gli incendi in Amazzonia. Inusuali quelli in Siberia, da sempre associata alle proverbiali bassissime temperature…siberiane.
La frequenza e la violenza degli incendi forestali sono direttamente collegate al cambiamento climatico in corso e allo stesso tempo lo alimentano con i milioni di tonnellate di carbonio emesse durante la combustione che, aumentando la propria concentrazione nell’atmosfera, vanno ad incrementare l’effetto serra. Secondo il Copernicus Atmosphere Monitoring System di Esa, nei primi 11 mesi del 2019 gli incendi hanno rilasciato globalmente circa 6.735 milioni di tonnellate di CO2: di queste, ben 140 milioni di tonnellate sono imputabili ai soli incendi dell’Artico di giugno e luglio – pari all’emissione di 36 milioni di auto – e 708 milioni di tonnellate agli incendi indonesiani tra agosto e novembre.
La politica deve agire in fretta e la “ricostruzione” post Covid deve essere l’occasione, a partire dall’Emilia-Romagna, per una svolta verde che sappia coniugare rilancio economico e salvaguardia dell’ambiente e del clima.
In questo contesto assume ancor più rilievo il percorso, annunciato dal Presidente Bonaccini, che porterà alla sottoscrizione in autunno di un Nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima. Europa Verde non si sottrarrà al confronto e porterà le sue idee per riaffermare l’urgente necessità di una transizione ecologica ed energetica nella nostra regione.