Pubblico di seguito un mio intervento uscito su Repubblica Bologna il 14 gennaio 2011
Spegnere la luce dei parchi di notte per risparmiare sul bilancio comunale? Sono altre le soluzioni tecnologicamente disponibili che consentono di avere luce in quantità senza intaccare i bilanci pubblici e senza pesare sull’ambiente. Producendo anche qualche posto di lavoro pulito in più, il che, in tempi di crisi occupazionale, parrebbe elemento tutt’altro che trascurabile
Prendiamo Ferrara dove la Spal, la squadra di calcio cittadina, si autofinanzierà producendo elettricità pulita con un impianto fotovoltaico da 14 MW installato, in collaborazione col Comune, in una ex discarica. O lo stadio Bentegodi di Verona, dove è stato realizzato il più grande tetto fotovoltaico d’Italia su una struttura sportiva, un impianto da 1 MW che copre il fabbisogno annuo di 400 famiglie. Grazie alla partnership con l’ex municipalizzata Agsm, alle casse comunali non è costato nulla. E prendiamo, a casa nostra, i 63 tetti fotovoltaici di Acer pari a 2,5 MW.
Sono solo piccoli esempi di come si possono sfruttare superficie di proprietà pubblica per fare impianti che, dopo il periodo di ammortamento dell’investimento, danno elettricità a costo zero e sono, da subito, ad emissioni inquinanti zero.
La stessa illuminazione pubblica può alleggerire il proprio peso sul bilancio comunale con interventi di efficientamento energetico. Proprio in Emilia-Romagna abbiamo delle eccellenze imprenditoriali in questo campo, a cominciare dal gruppo Umpi di Cattolica che illumina a consumi ridotti la mussulmana Medina, insieme a decine di città in tutto il mondo.
Il piano energetico del Comune di Bologna, approvato nel 2007, comprensibilmente si era dato come obiettivo la riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, come previsto dal Protocollo di Kyoto entrato in funzione nel 2005. Oggi, rispetto al 2007, l’asticella degli obblighi internazionali è posta però ad un altro livello: in base al pacchetto clima-energia, al 2020 l’Unione Europea ha stabilito di ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica (rispetto al 2005), aumentare del 20% l’efficienza energetica, e coprire del 20% i consumi finali di energia con l’impiego di fonti rinnovabili. Ogni paese è tenuto a dare il proprio contributo. All’Italia è stato assegnato l’obiettivo del 17% di usi finali di energia da fonti rinnovabili. E’ dunque alla luce degli obiettivi UE che va ricalibrato il Piano Energetico della nostra città. Spegnere la luce nei parchi non ci sarà di grande aiuto. Lo sarà invece promuovere, per esempio, un piano di miglioramento dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, sia pubblico che privato. L’incentivo del 55% di credito d’imposta per questo tipo di migliorie è stato utilizzato nel nostro paese da oltre 840.000 soggetti e ha prodotto 150.000 nuovi posti di lavoro per un fatturato di oltre 11 miliardi di euro. E’ la green economy, bellezza.
Bolzano si è dotata di un “Piano energetico e climatico”, approvato all’unanimità dal Consiglio, che ha alla base l’idea della città come una fonte di energia da sfruttare in modo più efficiente. Obiettivo al 2030: rendere la città “carbon neutral”, ossia a zero emissioni climalteranti. Si punterà soprattutto su riqualificazione energetica, mobilità sostenibile, energia solare e idroelettricità.
Un obiettivo ambizioso, merito di un’amministrazione (lungimirante, certo) che come tale può pianificare sui tempi lunghi; cosa che, onestamente, un commissario non può fare. Motivo in più per ridare al più presto a Bologna un’amministrazione, altrettanto lungimirante si spera, titolata a programmare oltre il day by day.