Dichiarazione congiunta mia e di Paolo Galletti, coportavoce di Verdi – Europa Verde Emilia-Romagna
Il “caro energia” che si è abbattuto sulle bollette di famiglie, imprese, impianti sportivi, amministrazioni pubbliche e strutture sanitarie, queste ultime già alle prese con i costi per far fronte alla pandemia, preoccupa ovviamente Europa Verde.
Tensioni geopolitiche e le dinamiche dei mercati internazionali dell’#energia, insieme alla ripresa post-pandemica, sono i principali fattori all’origine di questi #rincari, a conferma della storica volatilità dei prezzi di #petrolio e #gas naturale. Pensare di farvi fronte aumentando l’estrazione del metano nazionale, a partire dai giacimenti al largo delle coste adriatiche dell’Emilia-Romagna, è illusorio. Oggi con la produzione nazionale copriamo il 4% del fabbisogno energetico del Paese. Raddoppiarla ci porta a un 8%, un risultato lontano dalle necessità odierne. Lontano anche in termini temporali: esperti del settore dichiarano infatti che ci vorrebbe un anno per aumentare la produzione nazionale. Non solo: va da sé che questo gas sarebbe comunque venduto ai prezzi di mercato. Per Europa Verde c’è un’ulteriore preoccupazione: l’estrazione di gas dai giacimenti marini ha, come grave effetto collaterale, l’incremento del fenomeno della subsidenza che porta, tra l’altro, all’erosione della costa e delle spiagge e all’incremento dell’ingressione del cuneo salino nel Delta del Po.
Non è un caso se i grandi produttori europei di gas metano stanno attivando politiche per rendersi indipendenti dall’uso di questo combustibile fossile. La Norvegia, il paese europeo leader nella produzione di gas, ha affidato la produzione elettrica all’idroelettrico, mentre il teleriscaldamento alimentato da termovalorizzatori e il riscaldamento alimentato dall’elettricità coprono il 94% del riscaldamento domestico. La Gran Bretagna, il secondo colosso oli&gas, ha programmato la costruzione di nuovi parchi eolici offshore (nel 2022 ne installeranno per ulteriori 3 GW), e intende anticipare al 2023 il divieto dell’utilizzo di caldaie a gas nelle nuove case, per poi proibirle del tutto a partire dal 2035. Nei Paesi Bassi, terza “potenza” europea del gas, già dal 2018 le nuove costruzioni non possono più essere allacciate alla rete del metano. A spingere il governo in questa direzione, sono i danni delle estrazioni costiere alle abitazioni. Col risultato che nel 2021 solo il 9% delle nuove abitazioni si è allacciato al gas, mentre aumentano le famiglie che chiedono di staccarsi dalla rete per passare all’alimentazione elettrica.
Infine, mentre in Italia snobbiamo la risorsa geotermica, si stima che nel 2030 in Olanda la geotermia a bassa entalpia fornirà il 7% del riscaldamento di abitazioni, percentuale che entro il 2050 salirà al 35%.
In prospettiva anche in Italia bisogna puntare su efficienza energetica per ridurre i consumi (e di conseguenza il costo delle bollette) e sulle fonti rinnovabili. In Adriatico è preferibile installare campi eolici, come quello progettato a Rimini, e parchi solari flottanti, invece di aumentare l’estrazione del gas naturale. La transizione energetica è una necessità ambientale, climatica ed economica. L’Italia però è in grave ritardo: a fronte di richieste di autorizzazione per 150 GW di rinnovabili pervenute a Terna nel 2021, abbiamo installato solo 1 GW rinnovabile. Se continueremo a guardare al passato e ai fossili, come vorrebbero i protagonisti di questa filiera, anziché guardare al futuro e alle fonti e tecnologie sostenibili già disponibili, la transizione energetica non la faremo mai. Il gas può servire, ma solo come fonte residuale. Ogni euro investito nei fossili oggi è oggettivamente un euro sottratto al futuro e alla transizione.
Auspichiamo quindi che l’innovativo Piano energetico annunciato dall’assessore regionale Vincenzo Colla tenga conto di queste evidenze e necessità. Nell’immediato, per fare fronte al ‘caro bollette’ intervenga il governo su Eni – società in buona parte in mano pubblica – e sugli extra profitti che sta realizzando. E intervengano i Comuni soci di Iren ed Hera perché, al di là delle rateizzazioni, con le multiutility si studino e attivino meccanismi per fare fronte all’emergenza.