In relazione alla consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea sulla revisione della Direttiva del 2009 sui pesticidi, condivido il parere di FederBio che chiede un deciso cambio di rotta, come riportato sul numero di luglio-agosto 2020 della newsletter FederBio Informa.
Viene evidenziato in particolare come gli agricoltori siano poco incentivati ad adottare metodi alternativi e come manchino sistemi di monitoraggio adeguati relativi all’effettiva riduzione dell’uso dei pesticidi nel territorio dell’UE.
A livello italiano, tutto questo si traduce (come riporta l’analisi Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
sulla qualità delle acque elaborata nel 2020) in una crescita consistente dei punti di campionamento che risultano inquinati sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee destinate al consumo umano: dal 2012 al 2018 i siti contaminati sono aumentati del 35% nelle acque superficiali e del 14% in quelle sotterranee.
sulla qualità delle acque elaborata nel 2020) in una crescita consistente dei punti di campionamento che risultano inquinati sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee destinate al consumo umano: dal 2012 al 2018 i siti contaminati sono aumentati del 35% nelle acque superficiali e del 14% in quelle sotterranee.
Secondo il documento di FederBio, presentato assieme ad altre 360 osservazioni provenienti da tutta Europa, è prioritario in primo luogo ridurre l’utilizzo dei pesticidi di sintesi a favore di prodotti fitosanitari naturali o minerali. Al tempo stesso vanno ridotti drasticamente i rischi connessi all’utilizzo dei pesticidi attraverso l’introduzione di norme più stringenti ed efficaci in relazione alle distanze minime di sicurezza dalla popolazione e dalle coltivazioni biologiche, per tutelarle efficacemente dal rischio di contaminazione accidentale.
“Usare in modo sostenibile i pesticidi – dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – significa in primo luogo puntare sulle alternative di origine naturale. L’agricoltura biologica, a questo proposito, è la chiave per un cambio di rotta deciso sulle politiche agricole europee. Servono limiti più stringenti e sistemi di monitoraggio efficaci per verificare l’effettiva presenza di pesticidi nelle acque, nel suolo e nel cibo, attivando anche un sistema di controllo sulla presenza dei pesticidi nel corpo umano a partire dagli agricoltori e dalle loro famiglie che sono tra i soggetti più esposti”.
Tutto ciò viene reso ancor più necessario nella fase attuale verso l’obiettivo del #GreenDeal europeo per il quale occorre dare attuazione concreta agli obiettivi inseriti nelle strategie #FarmtoFork e #Biodiversità 2030 che prevedono di raggiungere il 25% della SAU (superficie agricola utilizzata) europea coltivata con il metodo dell’agricoltura biologica e una riduzione del 50% nell’uso dei pesticidi entro il 2030.