Oggi ho votato “no” al Piano integrato regionale dei trasporti (PRIT), raccogliendo anche le indicazioni che vengono dai gruppi locali di Europa Verde che da anni si oppongono a nuove opere stradali e autostradali che consumano suolo e incrementano il traffico motorizzato privato e il trasporto di merci su gomma, mentre i cambiamenti climatici chiedono di abbandonare questo modello e di ridurre i gas serra a carico del sistema dei trasporto. Nessuno si sorprenda per questo voto contrario. Del resto mi ero già espressa in questo senso nel corso della discussione in Commissione. È un piano sul quale, tra settembre e ottobre 2019, i Verdi avevano depositato 45 osservazioni critiche che portano anche la mia firma. Quindi non era e non è un segreto che il PRIT non è uno strumento di pianificazione che possiamo condividere.
È un piano datato, che si innesta in un quadro ambientale già critico, certificato dalla condanna da parte della Corte di giustizia europea per lo sforamento consecutivo, per più anni, dei limiti delle polveri sottili. Del resto, è anche storia di questi giorni l’emergenza smog. Ed è un piano che non tiene conto degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti fissati dalla nuova legge sul clima dell’Unione europea, che al 2030 fissa un obiettivo di riduzione del 55 per cento dei gas serra.
Alcune opere presenti nel Prit vanno in direzione opposta a quello che dovrebbe essere, secondo noi, un approccio che tenga conto della sostenibilità ambientale e climatica. Sono opere che da sempre i Verdi contestano, dalla bretella Campogalliano-Sassuolo, all’autostrada Cispadana, alla Ti-Bre, la quarta corsia autostradale da Modena a Piacenza, il Passante di Mezzo di Bologna, l’ampliamento dell’aeroporto di Parma con specializzazione cargo. C’è ancora troppo asfalto in questo PRIT e poca cura del ferro.
Europa Verde invece si riconosce in pieno nel documento sulla mobilità sostenibile discusso oggi al quale oggi ho dato convintamente il nostro voto favorevole. È un documento che volta pagina rispetto al modo novecentesco di affrontare il tema dei trasporti che caratterizza invece il Prit. Prevede quasi 3,6 miliardi di euro di investimenti tra risorse statali e risorse regionali e vede l’accentuazione degli interventi sulla mobilità su ferro, anche per il trasporto merci. Penso ad esempio alla innovativa operazione del Ferrobonus, ovvero gli incentivi che la Regione mette a disposizione delle aziende che raggiungono il porto di Ravenna servendosi della ferrovia. Si tratta di un incentivo dell’ordine di un milione di euro l’anno che ha già contribuito ad un aumento considerevole all’impiego di convogli ferroviari: da 7.000 a 9.000. E ancora: nel documento ci sono il tram di Bologna e il potenziamento del Servizio ferroviario metropolitano bolognese Sfm). Su questo ultimo progetto occorre però fare di più. Per questo sono molto soddisfatta che martedì, in sede di sessione di bilancio, sia stato approvato dall’Assemblea l’emendamento al DEFR proposto da Europa Verde, che chiede che finalmente si realizzino appieno gli accordi del 2007 per quanto riguarda il Sfm: il cadenzamento delle corse ai 30 minuti, completamento delle stazioni mancanti, e delle linee passanti all’interno della stazione di Bologna per collegare le otto linee che costituiscono l’ossatura di questa rete di linee ferroviarie, che rappresenta una vera e propria metropolitana di superficie. Ora occorre trovare le risorse per realizzare questi obiettivi.
Tra gli elementi positivi del documento sulla mobilità sostenibile aggiungo anche gli investimenti previsti per il rinnovo delle flotte di bus, rinnovo per il quale si dà la prevalenza ai mezzi elettrici. Per quanto riguarda le ferrovie, ricordo anche l’obiettivo di eliminare gli ultimi treni diesel, arrivando all’elettrificazione completa di tutte le linee ferroviarie che attraversano la nostra regione.
E’ questa è la mobilità che ci piace. Anche nel dibattito in Aula in questi giorni abbiamo sentito la litania che si criminalizzerebbe chi usa l’automobile. In realtà nessuno vuole criminalizzare nessuno, tanto meno Europa Verde. Semmai vogliamo contribuire ad offrire delle alternative all’auto privata sostenibili e affidabili, ad esempio migliorando il Sfm.
Per dare compiutezza e una finalizzazione temporale agli investimenti ho presentato un ordine del giorno che impegna la giunta a presentare entro sei mesi il cronoprogramma degli investimenti e un bilancio annuale sullo stato di avanzamento dei lavori.
Sul senso politico del voto contrario al Prit voglio infine ricordare che martedì è stato lo stesso presidente Bonaccini, nel suo intervento in Assemblea, a sottolineare che dentro la maggioranza ci sono opinioni diverse, il che, ovviamente, non incrina, almeno per quanto riguarda Europa Verde, il senso politico di questa coalizione, nella quale ci ritroviamo pienamente, ma nella quale siamo entrati con la consapevolezza, già allora, che sul Prit ci saremmo trovati su posizioni divergenti. Del resto, siamo una coalizione di forze che si rispettano, dove vige la democrazia e non comandano generali da caserma. Sono convinta che questa divergenza di approccio sia utile e che da questo confronto possa nascere l’esplorazione di soluzioni diverse da quelle indicate dal PRIT, che è veramente troppo legato al passato. Mentre afferma di voler essere lo snodo del passaggio dalle politiche tradizionali basate sullo sviluppo infrastrutturale, alle politiche del futuro basate sull’innovazione delle tecnologie, dei comportamenti e sulle politiche ambientali capaci di rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici, come ho premesso il Prit in realtà fallisce rispetto a questo obiettivo e lo smentisce dando risposte sbagliate Per questo il voto di Europa Verde non poteva che essere contrario.
Qui il mio intervento in aula sul voto contrario al Prit: https://fb.watch/a2_vJ35YAo/
Qui il mio intervento sul voto favorevole al documento sulla mobilità sostenibile: