La situazione dei ghiacciai in Italia? Sconfortante! Parola di Legambiente e del Comitato glaciologico italiano, che hanno presentato il rapporto finale della Carovana dei Ghiacciai, lo studio annuale sullo stato di neve e ghiaccio sulle nostre montagne. Le temperature estive, che si sono protratte fino a autunno inoltrato, non lasciavano presagire nulla di buono. E i dati confermano che il 2022 è stato l’anno nero dei ghiacciai. Qualche esempio: nelle Alpi Occidentali si registra in media un arretramento frontale annuale di circa 40 metri; si ritira di 200 metri il Ghiacciaio del Gran Paradiso; diminuiscono i ghiacciai del Timorion (in Valsavaranche) e del Ruitor (La Thuile), di Verra (Val d’Ayas). I ghiacciai Planpincieux e Grandes Jorasses in Val Ferret (Aosta) potrebbero crollare, travolgendo gli insediamenti e le infrastrutture del fondovalle. Nel settore alpino centrale, il Ghiacciaio del Lupo, solo nel 2022, registra una perdita del 60% rispetto a quanto perso nell’arco di 12 anni. Sulle Alpi Orientali, il Ghiacciaio del Careser (Val di Pejo) si è ridotto dell’86%. Il ghiacciaio della Marmolada tra quindici anni potrebbe scomparire del tutto: nell’ultimo secolo ha perso più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume.
A fine luglio, Meteo Suisse ha registrato lo zero termico sulle Alpi svizzere a 5.184 metri, mentre normalmente dovrebbe stare sui 3.500 metri. Molte piste da sci non sono aperte per mancanza di neve. Fortunatamente da qualche giorno un po’ di pioggia è venuta ad alleviare la siccità; ma al contempo dobbiamo anche fare drammaticamente i conti con le conseguenze di fenomeni meteo estremi, come sta succedendo a Ischia.
Il clima, negli ultimi anni, è stato molto presente nel discorso pubblico, ma resta il grande assente nelle scelte concrete, tanto che si allontana sempre più la prospettiva dell’uscita dalle fonti fossili. Per giunta l’Italia non ha ancora un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. In diverse occasioni istituzionali ho sollecitato l’importanza di avere un piano di contrasto ai cambiamenti climatici ma anche un piano di adattamento, perchè gli effetti li stiamo già vivendo e pagando salatamente. Per questo mi unisco a Legambiente nel ricordare alla premier Giorgia Meloni l’impegno ad approvare il piano entro fine anno. Le premesse, tra Ponte sullo Stretto e riavvio delle trivelle in contesti incompatibili con tutela del territorio e del paesaggio, non sembrano delle migliori.
Noi Verdi non ci stancheremo di ricordare che la questione climatica deve figurare tra le priorità delle priorità perché offre opportunità importanti anche sul piano economico ed occupazionale. Come dimostra il Piano di attuazione del Piano energetico dell’Emilia-Romagna approvato martedì che porta in dote alla transizione energetica sostenibile 8 miliardi di euro di investimenti