Quello delle armi è un settore che non conosce crisi, e che ha continuato e continua a fiorire anche durante la fase della pandemia, in cui si sono acuite le condizioni di disagio di ampie fasce della popolazione.
Le migliaia di miliardi che ogni anno vengono spesi in tutto il mondo in armamenti gridano vendetta di fronte alla necessità di investire risorse per contrastare il cambiamento climatico e per dare condizioni di vita dignitose a quella parte di popolazione mondiale che vive ancora oggi in condizioni di indigenza ed è esposta a malattie endemiche che minano la possibilità di vita fin dall’infanzia.
Per farsi un’idea più chiara di questo inaccettabile contrasto è opportuno citare i numeri del Stokholm international peace research institute (Sipri), l’Istituto internazionale di studi sulla pace di Stoccolma che ogni anno elabora il rapporto sul commercio internazionale dei sistemi d’arma: per evitare il collasso climatico da qui al 2050 servirebbero 44 mila miliardi di dollari di investimenti, molto meno della spesa in armi prevista sempre al 2050 che è di 58 mila miliardi di dollari. In altre parole: le ricorse necessarie per curare il clima e per mettere in sicurezza la nostra vita sul Pianeta ci sarebbero, ma se ne spendono molte di più per distruggerlo e distruggerci.
Partendo da questi dati, oltre cinquanta premi Nobel e scienziati – tra i quali figurano cui figurano Carlo Rovelli, Matteo Smerlak, Carlo Rubbia, Giorgio Parisi, Roger Penrose e Steven Chu – hanno lanciato la campagna per il “Dividendo della pace”, battezzandola una “semplice proposta per l’umanità”. Il Dalai Lama ha subito appoggiato l’iniziativa.
La proposta fatta ai governi è questa: ridurre la spesa militare del 2% ogni anno per cinque anni per creare un “dividendo” di mille miliardi di dollari da impiegare per creare un fondo globale gestito dalle Nazioni Unite per lottare contro pandemie, cambiamento climatico e povertà.
Il pacifismo e l’impegno per il disarmo sono da sempre patrimonio dei Verdi e non è un caso che sia stata proprio Annalena Baerbock, neoministra tedesca degli Esteri ed esponente dei Gruenen, a rilanciare il tema del disarmo atomico. Noi di Europa Verde siamo al fianco dei movimenti pacifisti, come la Rete italiana pace e disarmo e la Campagna Sbilanciamoci che hanno chiesto all’Italia un gesto di disarmo simbolico: una moratoria all’acquisto di nuovi sistemi d’armamento. Si tratterebbe di 6 miliardi per il 2021, con una previsione di crescita del 3% per il 2022. Come non concordare con loro che sarebbe decisamente meglio spenderli in istruzione e sanità? Eppure sono stati ignorati.
Ecco due battaglie da raccogliere e rilanciare da parte di Europa Verde: Dividendo per la pace, e taglio delle spese militari in Italia.
Se non ora, quando?