L’insediamento di Giorgia Meloni come capo del governo, prima donna premier nella storia della Repubblica italiana, è una notizia: in Italia quello della politica è un mondo tradizionalmente a trazione maschile.

Altra questione è se il neo governo avrà anche un imprinting culturalmente sensibile per le moderne politiche a favore di un’autentica parità di genere. Intanto notiamo uno scivolone più che simbolico: il governo non rispetta la parità numerica di genere, perché i ministri prevalgono sulle ministre. E prevalgono anche per l’importanza delle deleghe ricevute.

A preoccupare è anche il nome dato al Ministero della Famiglia e della Natalità che richiama la perversa iniziativa legislativa del neo Presidente del Senato, Ignazio Benito La Russa, che nel 2017 voleva introdurre la personalità giuridica del feto che avrebbe equiparato l’aborto all’omicidio.

Altro palese vulnus è Guido Crosetto ministro della Difesa, notoriamente in conflitto di interesse viste le sue frequentazioni con il settore dell’industria bellica. Ma si sa: Meloni e Crosetto hanno un rapporto politico di lungo corso, che evidentemente ha prevalso sulla regola d’oro del non mischiare interessi personali con incarichi istituzionali. Del resto il sodale Berlusconi, quando ancora contava qualcosa, usava il Parlamento per fare approvare leggi ad personam. Vedremo quindi solo in corso d’opera quanto il governo farà gli interessi del Paese, e quanto quelli della sola maggioranza.

E che dire della matricola all’Ambiente e Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin? Un tir di cognomi per un gigantesco punto interrogativo, visto che nulla si sa delle sue competenze in materia. Una mina vagante che, in tempi di emergenza climatica e crisi energetica, proprio non ci voleva.