Per il terzo anno consecutivo ho votato contro il #calendario #venatorio predisposto dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Nel mio intervento in Commissione politiche economiche ho spiegato le ragioni per le quali Europa Verde ritiene insoddisfacenti i passi in avanti rispetto alle criticità evidenziate, anche quest’anno, da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dalle associazioni ambientaliste e anticaccia dell’Emilia-Romagna.
Riguardo, ad esempio, al periodo di addestramento dei cani, ai periodi di preapertura della caccia, e alle date di apertura e chiusura dell’attività venatoria in relazione alle singole specie, gran parte delle raccomandazioni di ISPRA non sono state recepite neppure quest’anno. Ciò pone il calendario venatorio in contrasto con quanto previsto dalla legge nazionale 157/92, che vieta la #caccia durante la migrazione dell’avifauna al luogo di nidificazione, nonché durante il periodo di nidificazione e le fasi di riproduzione e dipendenza alimentare dei piccoli dai genitori. L’unica novità positiva rispetto agli scorsi anni è la decisione di escludere dalle specie cacciabili Moriglione e Pavoncella. Una decisione che fa seguito, peraltro, a tre diverse sollecitazioni trasmesse alla Regione dal Ministero della Transizione ecologica, che evidenziavano anche il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea.
In merito all’avifauna cacciabile, ho chiesto che venga esclusa anche la tortora selvatica, una specie in forte declino; mentre per quanto riguarda l’anticipazione della data di avvio dell’esercizio venatorio condivido la richiesta di Legambiente di abolire tale periodo di preapertura, in quanto in contrasto con il principio di precauzione.
Il calendario venatorio 2022-2023 contiene una serie di formulazioni ambigue che rendono più complicato il lavoro degli organi di controllo, come ad esempio il divieto all’utilizzo ma non anche alla detenzione delle munizioni contenenti piombo, che in quanto causa di inquinamento del suolo andrebbero vietate non unicamente nelle zone di caccia umide. In merito all’annotazione dei capi abbattuti sul tesserino venatorio, riteniamo che debba essere prevista subito dopo l’abbattimento per garantire la possibilità di verificare correttamente le registrazioni in corso d’opera e non a fine giornata, quando qualche preda potrebbe sfuggire al computo degli abbattimenti.
Riteniamo inoltre che il Calendario venatorio dovrebbe ripristinare le misure a salvaguardia delle coltivazioni così come previste nella Legge 157/92, che prescrive che “l’esercizio venatorio è, comunque, vietato in forma vagante sui terreni in attualità di coltivazione”. E sappiamo come la distanza di 100-150 metri da mantenere dalle residenze in territori aperti alla caccia non sia sufficiente a liberare chi ci abita dalla paura di venire impallinato per errore.
In aggiunta al divieto dell’uso di collari a impulsi elettrici, ho chiesto di vietare anche i collari acustici che rischiano di danneggiare l’udito dei cani impiegati nell’attività venatoria.
Per quanto riguarda infine il pericolo della diffusione della peste suina africana, riteniamo necessario rendere obbligatorie metodologie controllabili per l’eviscerazione e la macellazione dei cinghiali nelle case di caccia, e che i controlli sugli abbattimenti non siano affidati ai soli cacciatori.
Europa Verde continuerà a battersi contro un’attività ludica – la caccia – che si svolge a spese della vita di altri esseri viventi e a farsi portavoce delle associazioni ambientaliste e anticaccia che contrastano l’attività venatoria per salvaguardare la fauna, la biodiversità e l’ecosistema regionale.