Dopo il ritrovamento del quinto disperso privo di vita, è salito a cinque vittime e ventisei feriti (due dei quali gravi) il tragico bilancio dell’incendio di ieri alla raffineria Eni di Calenzano. L’ennesima strage sul luogo di lavoro, a cui oggi si è aggiunto un altro incidente mortale in cui ha perso la vita un altro camionista. Si allunga di giorno in giorno la scia di sangue e delle famiglie devastate da lutti così drammatici.
L’esplosione all’impianto Eni è avvenuta nell’area di carico, dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. Dopo il terrificante boato che si è avvertito fino in centro a Firenze, una nuvola di fumo tossico si è innalzata dalla raffineria.
Il Dipartimento della Protezione civile ha subito attivato l’allerta che raggiunge simultaneamente tutti gli smartphone in un raggio di 5 km dalla zona di esplosione, invitando a restare a casa, tenere le finestre chiuse e non consumare prodotti coltivati in zona. Un’area che il Presidente della Toscana Giani ha definito inappropriata per ospitare le funzioni svolte nella raffineria. Come dargli torto, visto il fitto tessuto di imprese e di conurbazione residenziale? Ma allora, perché la raffineria non è stata disattivata? O, viceversa, perché si è consentita l’espansione di imprese e centri abitati?
Domande a cui dovrebbe rispondere l’ennesimo processo per strage sul luogo di lavoro, che però non restituirà la vita ai cinque autotrasportatori vittime dell’incendio.
“Non si può morire di lavoro”: lo diciamo tutte le volte che succede un fatto simile. Ma puoi risuccede, e risuccede ancora.
Anche a nome di Europa Verde Emilia-Romagna esprimo piena vicinanza e solidarietà alle famiglie coinvolte. Da gennaio a settembre 2024 l’Inail ha registrato 776 incidenti mortali sul lavoro, di cui 209 durante il tragitto casa-lavoro. Rispetto allo stesso periodo del 2023, si sono registrati 15 decessi in più. Sappiamo però dai tragici conteggi dell’Osservatorio indipendente delle morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli che non tiene conto solo degli assicurati Inail, che il bilancio 2024 è molto più pesante, purtroppo.
Infine, non posso non ricordare che solo qualche giorno fa anche su questa pagina ho criticato aspramente l’esercitazione – disposta dalla Prefettura di Ravenna con grande dispiegamento di forze dell’ordine – simulando un attacco di matrice eco-terroristica all’impianto Eni di Marina di Ravenna.
Un’esercitazione che ha lasciato noi Verdi allibiti e alla quale ho replicato sollecitando invece esercitazioni – queste sì necessarie alla sicurezza della popolazione – per testare la risposta di persone, imprese e istituzioni sia a incidenti nei venti stabilimenti a rischio rilevante presenti nella provincia di Ravenna, sia alle sempre più frequenti alluvioni.
Siamo seri: prepariamoci ad affrontare i veri pericoli che minacciano lavoratori e cittadini. E i fantomatici attacchi eco-terroristi lasciamoli invece ai film.