Nel suo ultimo libro uscito in italiano “Selvaggi. Il rewilding della terra, del mare e della vita umana”, l’editorialista del quotidiano The Guardian George Monbiot, da anni tradotto in tutto il mondo, spiega come sottrarsi alla “noia ecologica” grazie all’immersione nella biodiversità. E come rifondare un nuovo ambientalismo positivo.
Leggi di seguito l’intervista uscita su La nuova ecologia.
Lupi che, reintrodotti nel parco di Yellowstone, hanno innescato la rinascita degli ecosistemi originari, recuperando la biodiversità perduta; pesci e uccelli marini che si moltiplicano nelle aree in cui viene sospesa la pesca commerciale; l’uomo che ritrova il suo io più nascosto e ricarica le batterie emozionali incontrando la natura.
Sono alcuni protagonisti del volume “Selvaggi. Il rewilding della terra, del mare e della vita umana” di George Monbiot, editorialista del quotidiano The Guardian e autore di libri su tematiche ecologiche letti in tutto il mondo. In “Selvaggi” che l’autore sconsiglia a coloro per i quali “dar da mangiare alle anatre è l’unica cosa che li avvicina alla natura”, Monbiot descrive le sue immersioni, anche rischiose, nella natura selvaggia, spinto dal bisogno di sottrarsi alla ecological boredom, la noia ecologica. Un’espressione insolita, che gli abbiamo chiesto di chiarire ai lettori di Nuova ecologia.
«Nella storia della sua evoluzione la specie umana si è confrontata con enormi difficoltà per sopravvivere, ad esempio, ad animali molto più forti e veloci – spiega Monbiot – Questo processo di adattamento ci ha permesso di sviluppare straordinarie capacità psichiche nel rispondere ai pericoli e nel prevenirli, rendendoci resilienti e adattabili. Ma il mondo confortevole in cui viviamo oggi sollecita solo una minima parte di questo potenziale psichico e di queste raffinate abilità mentali che, anche se non vengono utilizzate, sono comunque radicate nei nostri corpi. Sono state le esperienze avventurose che ho vissuto a contatto con la natura che mi hanno permesso di aprire una finestra sul nostro ricco patrimonio psichico. E credo di non essere il solo a desiderare di fuggire la noia ecologica per fare incontri avvincenti con le straordinarie forme di vita del mondo naturale che riaccendono questa parte del cervello messa a tacere dai rigidi confini delle nostre esistenze quotidiane».
A questo link l’articolo completo uscito sul numero di marzo de La nuova ecologia e ripreso sul sito online
https://www.lanuovaecologia.it/rewilding-dipinge-natura-piu-ricca-ecosistemi/