È noto che il Governo Meloni non è amico della transizione ecologica, tuttavia sorprende il suo approccio schizofrenico alle auto elettriche, con annunci di erogazione di incentivi seguiti da annunci di aumenti di tassazione.
Lo scenario è questo: dal 2035 nell’Unione europea si dovrebbero immatricolare solo auto elettriche, con l’obiettivo (ovvio) di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas serra per favorire l’uscita dalle fonti fossili. Diversi Paesi sono avanti nella transizione del parco auto. Dai dati di un white paper di Repower sulle immatricolazioni di auto elettriche nel 2023 risulta che in Finlandia l’82% delle auto immatricolate sono elettriche, in Norvegia il 20%, in Francia il 17%, in Germania il 18%, oltre il 30% nei Paesi Bassi e Danimarca. E in Italia? Siamo fermi a un misero 4,2%, peggio di Grecia e Spagna. Certo c’è chi fa ancora peggio di noi: Croazia, Bulgaria, Ungheria, Lituania e Romania. Ma come paese del G7 è a chi più avanti che dobbiamo guardare.
L’elettrificazione da fonte rinnovabile dei trasporti – non solo privati ma anche del trasporto pubblico collettivo – è una strada obbligata per la decarbonizzazione dei consumi energetici, anche per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Questa transizione andrebbe incentivata con coerenza. Il Governo Meloni, invece, ha scelto il bastone e la carota: da un lato sono stati annunciati incentivi per l’acquisto di auto elettriche, dall’altro il governo pensa a spostare le accise, che oggi incassa dai carburanti, su altre fonti di alimentazione, leggi l’elettrico, per non vedere diminuire le entrate fiscali. Questa schizofrenia si inserisce in un contesto in cui i candidati delle forze di destre alle europee stanno picconando la strategia green dell’UE, definendola “follia”.
L’unica follia, invece, è continuare a far finta di nulla, assistere ai disastri causati dagli eventi meteo estremi sempre più frequenti, contare i danni e piangere morti e feriti, senza cambiare niente.
La transizione non è un’opzione tra altre: è l’unica strada per garantire il futuro della specie umana sul Pianeta. Per questo serve dare forza ai candidati ecologisti della lista Alleanza Verde Sinistra (AVS).
Siamo consapevoli che nella transizione vadano tutelati lavoro ed economia per una transizione giusta che metta insieme giustizia ambientale e giustizia sociale. Il miglior modo per farlo è puntare sull’innovazione, mentre è illusorio ancorarsi a produzioni novecentesche, inchiodati sull’automotive dei motori a combustione.
In tema di tutela dei posti di lavoro e di innovazione è sorprendente il recente accordo tra Stellantis (ex Fiat) e la cinese Leapomotor. Quest’ultima produce auto elettriche, e Stellantis le venderà attraverso la sua rete commerciale. È vero che Stellantis ha una partecipazione in Leapmotor, ma non è ancora chiaro dove saranno prodotte quelle auto: se in Italia, in Europa o in Cina. In questo modo, mentre i dinosauri del fossile si sgolano contro l’elettrico in nome dell’italianità delle produzioni, è l’italianissima ex Fiat a guardare alla Cina puntando sull’elettrico, senza chiarire però quale sarà il ruolo degli stabilimenti produttivi in Italia e senza aver presentato una chiara politica industriale di ricoversione delle produzioni nel nostro paese.
Dove sta allora la follia? Nella mancanza di politiche industriali innovative e coerenti, o nella transizione ecologica green, già avviata dai paesi leader dell’Unione europea?