NO alla spartizione del bottino costituzionale tra FdI, Lega e Forza Italia: a Meloni l’elezione diretta del premier, a Salvini la turbo-autonomia a composizione regionale variabile, e a Tajani, secondo tradizione berlusconiana, le mani sulla Magistratura.
È notizia di ieri che il Senato ha approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, passato ovviamente con il voto contrario dei Verdi. Ora il testo andrà alla Camera dei deputati per proseguire il suo iter. Si tratta di un progetto di legge deleterio per il Paese, figlio di una vera e propria ossessione della destra leghista, e da ultimo frutto del ‘do ut des’ tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Se l’accordo andasse in porto con le previste riforme costituzionali, a rimetterci sarebbero i cittadini.
È giusto, ovviamente, garantire livelli di prestazione uguale nelle Regioni, a partire dalla Sanità. Lo sappiamo bene noi in Emilia-Romagna, meta del cosiddetto turismo sanitario, in particolare dalle regioni del Sud. Un fenomeno di cui siamo orgogliosi, visto che riconosce la qualità del nostro sistema sanitario, pur nella consapevolezza che anche l’assistenza prestata ai fuori-regione contribuisce a penalizzare i residenti in lista di attesa.
Sia chiaro però: se a norma di Costituzione è obbligatorio garantire ai cittadini prestazioni di qualità in tutto il Paese, a prescindere dal luogo di residenza, con la riforma Calderoli i servizi sanitari non miglioreranno là dove oggi sono carenti. Il risultato temuto, infatti, è l’esatto contrario, ossia di accentuare le differenze, spaccando l’Italia e creando cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Inoltre, l’autonomia differenziata porterà ogni Regione a legiferare diversamente sulle tematiche riguardanti l’ecologia e la salvaguardia dell’ambiente e del Pianeta, quando le politiche ambientali devono essere invece complementari e condivise tra le diverse Regioni perché l’inquinamento non conosce confini geografici. E men che meno rispetta confini amministrativi. Come ben dimostra, ad esempio, il bacino padano e la sua pessima qualità dell’aria, che esige di coordinare i provvedimenti antismog delle quattro regioni che vi insistono.
Quanto all’elezione diretta del premier, il combinato disposto con la frammentazione e la differenziazione regionale portata dall’autonomia alla Calderoli darebbe ancora più potere al Presidente del Consiglio, contro un Parlamento e Consigli regionali sempre più marginali.
“Ciliegina sulla torta” del patto tra le forze di maggioranza: i nuovi limiti all’autonomia di manovra della Magistratura.
E tanti saluti a Montesquieu e al suo principio plurisecolare – fondamento delle moderne democrazie – dei tre poteri distinti e autonomi tra loro: legislativo, esecutivo e giudiziario.