Mio articolo uscito sulla cronaca di Bologna del quotidiano la Repubblica
13 febbraio 2012: il vice coordinatore regionale del PDL, Giampaolo Bettamio, presenta i risultati di un sondaggio, commissionato dal suo partito all’Istituto Piepoli, secondo il quale otto bolognesi su dieci (l’81%) sono favorevoli al piano di pedonalizzazione. Da record anche il consenso espresso dagli elettori del centrodestra: il 61% dichiara infatti di gradire molto o abbastanza il piano.
14 febbraio 2012: un giorno dopo il “coming out pedonale” del PDL, il presidente di Ascom, Enrico Postacchini, ai microfoni di Radio Tau ammette che il 75% dei commercianti, da loro interpellati dopo i T-Days di dicembre, si è espresso a favore della pedonalizzazione.
Dopo due assist del genere provenienti dallo storico fronte dei contrari alla pedonalizzazione, la questione “centro pedonalizzato sì o no” sembrava chiusa per sempre. E invece no, ecco in questi giorni il medesimo Bettamio (se non è un omonimo) rilasciare dichiarazioni di fuoco contro gli annunciati T-days, mentre Postacchini rispolvera lo spauracchio del crollo dei commercianti del centro storico. Non la recessione in atto, nè gli affitti alle stelle dei negozi, o la concorrenza della grande distribuzione metterebbero a rischio gli incassi. No: gli untorelli portatori di sciagura economica sono i T-days, quelli stessi che nelle due passate edizioni hanno attirato in centro oltre 60mila cittadini. A dirla tutta, dovrebbero essere semmai i commercianti della periferia a “imbizzarrirsi”: tutti a preoccuparsi del centro, e loro sono forse figli di un Dio minore in questi tempi amari di serrande abbassate per crisi?
E mai che si paventino il crollo dei polmoni e i disturbi vari legati all’inquinamento atmosferico e acustico da traffico, e l’incremento della correlata spesa sanitaria. O che si richiami l’incubo dei cambiamenti climatici accelerati dal contributo delle emissioni legate al traffico motorizzato.
Anzichè sparare contro la Giunta, sarebbe quindi più razionale discutere sulle modalità organizzative con cui intende realizzare un obiettivo che, dati alla mano, sta a cuore alla stragrande maggioranza dei cittadini. Modalità che certamente devono tenere conto delle esigenze dei soggetti deboli (anziani, portatori di handicap in prima linea), evitando anche il rischio di trasferire nelle vie limitrofe alla “T” il carico inquinante. Nè sarebbe un dramma se si rendessero necessari aggiustamenti in corso d’opera per ridurre eventuali disagi (ma già le prime due prove generali qualcosa avranno insegnato). Al fondo, però, il fatto che la Giunta si sia impegnata a liberare spazi per pedoni e ciclisti, in cui sia piacevole camminare o pedalare, al riparo dai gas di scarico e dal rumore del traffico, andrebbe salutato come un’opportunità positiva per la città, anziché una iattura da combattere con argomentazioni ormai fruste sul commercio che muore. A queste argomentazioni Bologna in passato ha già sacrificato il tram su rotaia, elettrico, a emissioni zero, silenzioso, ad alta capacità di trasporto proprio lungo la “T” . “Farà perdere posti auto”, era il grido di allarme allora in voga, in linea, del resto, con la stupefacente affermazione odierna rilasciata da Postacchini a Repubblica che il “commercio si fonda sulle macchine in doppia fila davanti ai negozi”. Tredici anni dopo aver cestinato il tram della Giunta Vitali, già finanziato con i fondi della Legge 211, eccoci qui a piangere la mancanza di una infrastruttura di trasporto degna di una città delle nostre dimensioni, dopo aver sventato lo scavo dell’insensato tunnel della metropolitana, con l’SFM penalizzato dalla mancanza di finanziamenti, mentre delle decine di Civis spiaggiati al CAAB ancora non è dato sapere che fine faranno.
E’ anche per questo che la determinazione della Giunta Merola nel procedere con la pedonalizzazione sembra portare finalmente una boccata di aria fresca e di rinnovamento, dopo tante macerie e tanto tempo buttato.