I processi di decarbonizzazione nella transizione energetica sono anche una grande opportunità di crescita e innovazione per i paesi del Sud dell’Europa: lo sta dimostrando il Portogallo. Il paese, che produce il 60% di tutta la sua elettricità da fonti rinnovabili e ha deciso di chiudere le ultime due centrali a carbone, è attualmente il secondo produttore di energia eolica dopo la Danimarca e potrebbe arrivare all’80% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2026. Si pensi che la Germania si è data il target dell’80% al 2030, mentre il nuovo piano RePowerEu della Commissione europea, sempre al 2030, ha alzato l’asticella delle rinnovabili dal 40% al 45%.
Tecnologie innovative, idee e progetti a basso impatto sono i fattori che hanno reso possibile l’accelerazione green del Portogallo.
Due esempi: un impianto di solare flottante realizzato nel bacino idrico di Alqueva, nella regione dell’Alentejo. Grande 4 ettari per complessivi 5 megawatt di elettricità prodotta, l’impianto è stato collegato alla diga idroelettrica già esistente in modo da utilizzare la rete elettrica presente in loco. Ciò ha permesso di abbattere i tempi di realizzazione da 5 anni a 5 mesi e di non impattare ulteriormente sul paesaggio dal punto di vista sia ambientale che visivo. I pannelli solari installati galleggiano sull’acqua senza bisogno di fondamenta perchè sono ancorati al fondale con cavi elastici, permettendo alla piattaforma di produrre più elettricità che sulla terraferma. Grazie alla temperatura dell’acqua, che è più bassa di quella terrestre, si evita il surriscaldamento dei pannelli aumentando così la loro efficacia e producendo più energia su una superficie più fresca. La struttura inoltre diminuisce l’evaporazione dell’acqua del lago, apportando un ulteriore beneficio alla conservazione del bacino idrico. Ed è proprio a partire dai positivi risultati ottenuti con questo impianto che il Portogallo ha indetto la prima gara in Europa per la realizzazione di impianti di solare galleggiante per una potenza installata di 260 MW.
Il secondo impianto ad elevata efficienza si trova nella zona di Oporto: qui le turbine eoliche alte fino a 200 metri galleggiano in mezzo all’Atlantico a venti chilometri di distanza dalla costa in acque profonde 100 metri per cui a riva sono quasi invisibili. La loro altezza permette di produrre il doppio dell’elettricità rispetto alle turbine onshore, con la conseguenza di ridurre il numero delle turbine e l’impatto sul paesaggio.
A #Lisbona, già proclamata “Capitale verde europea”, è presente una robusta rete ciclabile, e le zone del centro sono quasi tutte a basse emissioni o a emissioni zero. Sui tetti degli edifici pubblici comunali gli impianti solari assicurano non solo l’autonomia energetica degli uffici e dell’illuminazione pubblica, ma consentono addirittura di destinare il surplus di elettricità pubblica ai quartieri poveri della città riducendo le bollette di queste famiglie e la povertà energetica.
Al contrario del Portogallo, l’Italia sta perdendo il treno della transizione energetica: le richieste di nuovi impianti di rinnovabili assommano a una potenza superiore ai 150 GW. Si tratta però di progetti sottoposti al vaglio di una burocrazia con tempi di approvazione lunghissimi e destinati spesso anche ad affrontare resistenze di comitati locali. Eppure il solo dieci anni fa il nostro Paese era leader in Europa nel campo del solare: nel 2010 ne installammo 7 GW e nel 2011 altri 9. Poi il decreto Romani del governo Berlusconi affossò il Contoenergia, compromettendo la transizione energetica fuori dai fossili.
Bisogna riprendere lo slancio di un decennio fa. Al contrario, pur nel pieno dell’inasprirsi dell’emergenza climatica (vedi il lunghissimo periodo di siccità e le temperature per mesi superiori alle medie stagionali) il caro-energia, le sanzioni alla Russia e la diminuzione dell’export da parte di Gazprom hanno riportato alla ribalta il gas metano facendone di nuovo il principale oggetto del desiderio nelle politiche energetiche europee e dell’Italia per i temuti contraccolpi del caro-gas su imprese, bilanci delle famiglie e temperature invernali. Con il rischio di perdere nuovamente l’occasione di spingere sull’acceleratore della transizione energetica.