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PRIMO MAGGIO. L’ITALIA È UNA REPUBBLICA FONDATA SUI DIRITTI DI LAVORATRICI E LAVORATORI,
e non su mance pro tempore e precarizzazione dei rapporti di lavoro dipendente, come fa il decreto del lavoro del governo Meloni approvato oggi, dopo averne COMUNICATO il contenuto ieri sera ai sindacati. Della serie “Io so’ io e voi non siete un ‘azzo”.
Siamo lontani anni-luce dalle relazioni sindacali che portarono agli accordi del luglio 1993 tra il governo a guida Ciampi e le parti sociali (imprese e sindacati). Un accordo, frutto di una concertazione su politica dei redditi e sviluppo, che fece crollare inflazione e debito pubblico.
Del resto Renzi ci aveva propinato il Job Act e poi – meglio – gli 80 euro in busta paga, pur sempre “concessi” in una cornice di parcellizzazione dei contratti di lavoro.
Fatto sta che il salario minimo (che ovviamente non può diventare il salario massimo) in Italia resta una chimera, mentre i salari sono molto più bassi rispetto a Paesi economicamente leader come Germania e Francia, e in Portogallo e Spagna le riforme sul mondo del lavoro hanno aumentato le garanzie e la prevalenza dei contratti a tempo indeterminato.
Intanto ci sono settori, come l’agricoltura, dove il caporalato detta le regole dell’accesso al lavoro. E altri, come quello del turismo, dove il lavoro nero non solo lede i diritti di lavoratori e lavoratrici stagionali, ma penalizza anche gli operatori onesti.
Un primo maggio 2023, quindi, ancora pieno di incognite, soprattutto per i giovani che si affacciano a fatica sul mercato del lavoro.
La destra si preoccupa degli immigrati che arrivano. E le decine di migliaia di giovani italiani che ogni anno lasciano il nostro Paese dopo essersi qui formati, perchè all’estero trovano più opportunità e meglio pagate? Quando ci si occuperà seriamente di questo esodo? Le esperienze all’estero sono formative. Ne sono testimone con i miei cinque anni vissuti a Berlino dopo la laurea. Ma se sono una fuga e non una scelta, c’è un problema.
Per non parlare dell’evasione fiscale: risorse sottratte a una più equa redistribuzione dei redditi e al ripianamento del nostro stellare debito pubblico. Ma la lotta all’evasione fiscale non rientra, non è mai rientrata, nel core business della destra. Come confermato dalle scelte del governo Meloni.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.