Al momento stai visualizzando PROFONDAMENTE COLPITA DALL’OMICIDIO DI FALLOU E DAI TANTI CASI DI VIOLENZA MINORILE

Come tutta Bologna, anch’io sono stata profondamente sconvolta dall’assassinio di Fallou Sall, il sedicenne bolognese, amato da tutti, ucciso a coltellate mentre difendeva un amico. A colpirlo, un altro giovanissimo, che solo ora si rende conto dell’irrimediabilita’ di quanto ha commesso.
Non di meno mi aveva scossa qualche giorno fa la vicenda della famiglia sterminata dal figlio diciassettenne: madre, padre e fratellino massacrati in casa, anche in questo caso a coltellate.
Poche ore prima, era stato individuato il killer di una giovane donna, Sharon Verzeni, uccisa da un altro minorenne, Moussa Sangare, che mentre l’accoltellava a caccia di forti emozioni si scusava per il male che le stava facendo. Capacissmo di intendere e di volere, si era poi sbarazzato dei vestiti insanguinati, aveva modificato il taglio dei capelli e la bici per non essere riconosciuto, ma aveva conservato “il coltello come souvenir”, come ha dichiarato agli inquirenti.

Troppi casi in così poco tempo. Ovviamente non si deve generalizzare e condannare un’intera generazione. Una riflessione generale sull’adolescenza però si impone, a partire da famiglie, scuola, servizi sociali e istituzioni, e dagli strumenti che servono per cogliere i segnali di profondo malessere dei ragazzi e prevenire le tragedie che ne possono scaturire. Cosa sta succedendo e cosa è già successo ai nostri ragazzi? Quanto anche la fase pandemica ha contribuito ad aggravare il malessere? Tutti dobbiamo interrogarci sui modelli di riferimento dei ragazzi, sui valori che li guidano nello sviluppo delle loro personalità, sull’idea di successo che li attrae e sulle frustrazioni che li schiacciano, spingendoli a gesti estremi di rivolta per un obiettivo di folle autoaffermazione.
In questo contesto, credo sia utile condividere la riflessione di Stefano Bolognini, già presidente della Società di psicanalisi, intervistato ieri da Repubblica Bologna sulla vicenda dell’omicidio di Fallou Sall. Queste le sue parole: “Viviamo in una società che ha trasformato, come mai prima, atti criminali in manifestazioni di gloria o prestigio. La nostra cultura ha svalorizzato le cose buone enfatizzando gesti malvagi come glamour…Sono bambini sin da piccoli esposti da un lato a videogiochi e film dove non solo la violenza è agita ad ogni piè sospinto, in modo usuale, ma dove l’accento è sulla morte del nemico. Mai sulle conseguenze per la vita di chi subisce quella violenza e nemmeno sulle conseguenze in senso psichico di chi la compie”. Non ho conclusioni da trarre o consigli da dare se non ribadire l’impegno, per quanto di mia competenza, a sostenere iniziative a supporto degli adolescenti e della lotta al loro disagio.
Oggi molta parte della loro vita scorre sui social, terreno di frequentissimi episodi di bullismo tra giovani coetanei e di bodyshame.
Hanno dunque ragione i genitori che non concedono ai figli possesso e uso dei cellulari prima di una certa età, proprio per sottrarli ad un ambiente fuori dal loro controllo pedagogico e pieno ormai di insidie?
Per concludere, proprio sul ruolo dei social desidero condividere la riflessione che Ivano Dionigi, ex Rettore dell’Università di Bologna, ha affidato ad un’intervista a il Resto del Carlino: “Oggi manca il senso dell’altro e della comunità. È come se vivessimo in un perenne lockdown in cui tutti siamo diventati eremiti di massa. I social, eliminando la vocale finale, hanno cancellato il sociale”.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.