Al momento stai visualizzando PROTESTA ALLUVIONATI IN REGIONE. CROZZA SU NUTRIE E ALLUVIONI: DA ANTOLOGIA!

Stamattina un centinaio di alluvionati ha manifestato davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna. Sono andata ad ascoltarli. Premesso che a loro e tutte le migliaia di cittadini colpiti dalle alluvioni del 2023 e 2024 va tutta la solidarietà mia e dei Verdi, non posso però non commentare le ennesime, infondate accuse che sono state lanciate anche stamattina contro ambientalisti e animalisti quali responsabili dell’alluvione. Una barzelletta. Che però non fa ridere. Proprio gli ambientalisti, novelle Cassandre, da anni ed anni richiamano l’attenzione su cause e conseguenze del riscaldamento globale e del cambiamento climatico, e sulla necessità di manutenere il territorio e di (ri)dare spazio ai fiumi per metterli in grado di smaltire le piogge torrenziali che seguono a prolungati periodi di siccità. Nel maggio 2023 in Emilia-Romagna si sono registrati livelli di precipitazioni mai registrati negli ultimi 100 anni. E lo scorso settembre le precipitazioni hanno battuto il già triste record dell’anno precedente: in appena 48 ore nella valle del Lamone sono caduti 300 millimetri di pioggia, 50 millimetri in più dell’anno scorso.
Non ha senso banalizzare problemi di sicurezza idraulica così complessi per ricondurli alla presenza delle tane delle nutrie, protette da potenti congreghe di ambientalisti e animalisti (al di là del fatto che in Regione io avevo chiesto di predisporre servizi di monitoraggio degli argini proprio per individuare le tane). Come mai non si protesta invece contro il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo, come fanno Verdi ed ambientalisti? Cementificare ovunque, anche addosso agli argini dei corsi d’acqua, va bene? Secondo i dati Ispra 2023 l’Emilia-Romagna è la quarta regione in Italia per consumo di suolo, e secondo la mappa nazionale del dissesto idrogeologico è tra le regioni più fragili. Eradicare le nutrie e le istrici non basta e non risolve il problema alluvioni e delle frane in montagna. Ci vogliono invece miliardi e miliardi per mettere in sicurezza il territorio curando il dissesto idrogeologico, e ci vuole un nuovo approccio alla sicurezza idraulica: va ripristinato il reticolo dei corsi d’acqua fino a fossi e scoline per migliorare l’assorbimento e il deflusso delle piene. Rapare a zero le sponde dei fiumi aumenta invece la fragilità delle sponde. Ma siamo alle solite: tutti allenatori della nazionale. E dopo essere stati tutti virologi, oggi tutti ingegneri idraulici e botanici.
Maurizio Crozza l’ha capito. Lo ripropongo in questo video immortale!

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.