Secondo i dati Istat pubblicati il luglio scorso, nel 2010 la produzione pro capite di rifiuti urbani nei 116 comuni capoluogo di provincia è aumentata dell’0,9% (pari a 609,5 kg abitante), in controtendenza rispetto agli ultimi tre anni. L’incremento maggiore lo si è registrato nei comuni del Nord-est (+1,8%) e del Centro (+1,6%). Lieve calo invece al Sud (-0,3%) e nelle Isole (-0,1%). Sempre nel 2010, la percentuale nazionale della raccolta differenziata, sul totale dei rifiuti urbani, ha raggiunto il 31,7%, con un aumento dell’ 1,4 % rispetto al 2009.
Per ridurre la produzione di rifiuti la società Aprica del gruppo A2A ha lanciato a Brescia un programma integrato, di cui parlo in questo intervento uscito sulle pagine di cronaca di Bologna del quotidiano la Repubblica del 18 dicembre 2011.
Per la prima volta nella nostra regione la raccolta differenziata dei rifiuti urbani ha superato la boa del 50%. Il dato è contenuto nel Report Rifiuti 2011 (realizzato da Regione Emilia-Romagna e Arpa e riferito a dati 2010), che colloca la differenziata al 50,4% sul totale dei rifiuti urbani prodotti (oltre un milione 550 mila tonnellate). Le province più virtuose sono Reggio Emilia (che sfiora il 60%), Parma e Piacenza, mentre Bologna è il fanalino di coda, inchiodata al 40,7%, con il capoluogo che non raggiunge il 35%, ben lontano dall’obbligo di legge del 65% previsto per il 2012. Una cattiva notizia “mitigata” dall’avvio della raccolta differenziata porta-porta (un sistema che permette enormi incrementi) in alcune zone della città. Di fronte alla disparità delle percentuali raggiunte, l’assessora regionale all’Ambiente Sabina Freda ha suggerito “uno scambio di buone pratiche” con le provincie che differenziano di più, esortando Bologna a “uno scatto di orgoglio”.
Altro dato significativo emerso dal Rapporto è l’aumento della produzione dei rifiuti (più 2,4% rispetto al 2009), in contrasto con la cosiddetta gerarchia europea della gestione dei rifiuti che al primo posto mette proprio la riduzione della produzione (seguita da riuso, riciclo, recupero energetico, con lo smaltimento in discarica come ultima opzione).
In tema di riduzione della produzione dei rifiuti domestici, per lo scambio di buone pratiche converrebbe gettare uno sguardo oltre i nostri confini regionali, e puntarlo su Brescia, dove la multiutility Aprica del gruppo A2A ha avviato un interessante programma integrato, che servirà come test “sul campo” per mettere a punto il piano regionale in materia.
Sei le azioni già partite, a cominciare dalla riduzione degli imballaggi nella grande distribuzione, in collaborazione con Coop e Simply-Sma, attraverso la vendita alla spina di prodotti alimentari e detersivi sfusi. A metà 2011 si erano già risparmiate oltre 8 tonnellate di imballaggi. La seconda azione riguarda il recupero dell’invenduto alimentare da destinare a persone svantaggiate, una voce che ha anche una connotazione etica, basti pensare che ogni anno nel nostro paese, come ricorda “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo”, di Andrea Segrè e Luca Falasconi, dall’1 al 2 % di ortofrutta viene gestito come rifiuto (109.617 tonnellate nel 2009) e che vanno spreate poco meno di 100mila tonnellate di prodotti alimentari. La terza azione “Compostiamoci bene” è stata dedicata alla promozione del compostaggio domestico, e la quarta, in collaborazione con l’associazione di donne EVA, alla diffusione dei pannolini lavabili per neonati. A ridurre gli imballaggi per alimenti freschi ha pensato “Spesa in cassetta di prodotti biologici a filiera corta”. Nelle “Giornate del riuso”, organizzate in collaborazione con 9 parrocchie, lo scambio dei beni ha visto il 70% di vestiario, scarpe, attrezzi sportivi, libri, piccoli elettrodomestici, computer, radio, lettori dvd, tutti funzionanti, cambiare padrone anziché finire tra i rifiuti (ridotti per circa 10 tonnellate). La fase 2 del programma prevede, nel 2012, la promozione nella grande distribuzione di prodotti a basso imballaggio; il sostegno al consumo di acqua alla spina (in alternativa all’acqua minerale in bottiglia) in mense aziendali, ristoranti e scuole non comunali (il Comune nelle proprie scuole ha già attivato un progetto simile); la riduzione del consumo di carta in un migliaio di uffici; la promozione dei farmers market biologici a chilometro zero; la lotta alla distribuzione di materiale pubblicitario nelle buchette condominiali.