In questi giorni si sta discutendo sul recepimento delle indicazioni della “direttiva Bolkenstein” in materia di riordino delle concessioni ad uso turistico-ricreativo delle spiagge. Un tema che va affrontato con urgenza, a prescindere dalla Bolkenstein. L’obiettivo, infatti, non può essere solo la formulazione di linee-guida per i bandi per sostituire gli attuali esercenti, tanto più nei casi in cui si sono comportati correttamente verso lo Stato. Per Europa Verde questa occasione va colta per aprire un dibattito più approfondito sulle concessioni di beni demaniali, a partire dall’affermazione di due principi-base: durata temporale limitata e regolamentazione dell’uso.
Per quanto riguarda in particolare le spiagge, i bandi per l’assegnazione delle concessioni vanno impostati all’interno di una visione più ampia: bisogna stimolare la categoria degli esercenti degli stabilimenti balneari a meglio operare in nome dell’interesse generale, e non esclusivamente in funzione della redditività aziendale. L’obiettivo del riordino delle concessioni, inoltre, deve essere anche quello di spingere ad adottare un modello di gestione rispettoso della tutela dei beni comuni, quale sono i litorali.
In quest’ottica come Europa Verde abbiamo elaborato alcune proposte-richieste al governo e alla Regione Emilia-Romagna: aumentare l’estensione delle spiagge libere; garantire a tutti l’accessibilità gratuita; impedire la privatizzazione degli arenili demaniali; infine, nell’assegnazione delle concessioni privilegiare le proposte progettuali degli stabilimenti balneari in linea con la transizione ecologica, come uso delle fonti rinnovabili e scelte plastic-free.
Inoltre al governo e alla regione Emilia-Romagna chiediamo di far entrare a pieno titolo, nel corso di questa discussione, la valutazione degli effetti prodotti dal cambiamento climatico in atto. A cominciare dal previsto innalzamento del livello del mare Adriatico. Oggi è urgente e indispensabile predisporre un piano innovativo di difesa del litorale adriatico. L’intervento di ripascimento in corso per la ricostruzione di 11 chilometri di costa, dai lidi di Ravenna Sud a Milano Marittima (per un costo di circa 20 milioni di euro), è il classico intervento accettabile solo in condizio di emergenza. Ma non può essere la regola, ovvero una tipologia di intervento da ripetere ogni due anni, come avviene da tempo, continuando a depredare il patrimonio di sabbie fossili al largo della costa. In quest’ottica va respinta anche la proposta di aumentare l’estrazione di gas, che è causa del pericoloso fenomeno della subsidenza costiera. Un problema che si sovrappone sinergicamente a quello dell’ingressione salina e della subsidenza.
Per la salvezza delle nostre coste e la messa in sicurezza delle nostre bollette meglio puntare su una riviera adriatica eolico-solare!