Lo scorso 27 aprile Regione Emilia-Romagna, Comune e Città metropolitana di Bologna hanno sottoscritto un nuovo Protocollo d’intesa per lo sviluppo del Servizio Ferroviario Metropolitano bolognese (SFM). Protocollo che oltre a prevedere importanti novità, evidenza anche i ritardi accumulati nella realizzazione dell’opera. Dopo aver espresso soddisfazione per il passo avanti rappresentato dall’accordo di aprile, la capogruppo di Europa Verde nell’Assemblea legislativa regionale Silvia Zamboni ha depositato oggi un’interrogazione per chiedere chiarimenti alla Giunta in merito alle tempistiche e al reperimento delle risorse necessarie per gli interventi che nel Protocollo d’Intesa vengono indicati come indispensabili per completare l’assetto del SFM: la realizzazione delle stazioni ancora mancanti; il potenziamento della frequenza e del cadenzamento degli orari; l’attivazione delle linee passanti sul nodo della Stazione Centrale di Bologna; l’integrazione con i servizi tramviari, filotramviari e bus.
“Il progetto del Servizio Ferroviario Metropolitano bolognese venne formalizzato per la prima volta nel 1994 con l’“Intesa per la definizione di un nuovo assetto dei trasporti pubblici nell’Area Metropolitana bolognese” sottoscritta da Ministero dei Trasporti, Comune e Provincia di Bologna, Regione Emilia-Romagna e Ferrovie dello Stato. Successivamente, nel 1997, nel 2007, nel 2012 e nel 2017 Comune di Bologna, Provincia/Città metropolitana di Bologna, Regione Emilia-Romagna e Gruppo FS sottoscrissero altrettante Intese, Accordi di programma, Accordi quadro e Masterplan per il SFM. Nel 2017, con l’approvazione del primo lotto funzionale del Progetto PIMBO (Progetto Integrato della Mobilità Bolognese), era previsto il completamento del sistema delle stazioni del SFM interne al Comune di Bologna. È però sotto gli occhi di tutti che mancano ancora parecchie caselle per portare a dama l’intero progetto.
I pesanti ritardi accumulati nella realizzazione del SFM sono in primo luogo da attribuire alle inadempienze di RFI e Trenitalia. Dopo l’interramento delle linee dell’Alta Velocità, non sono stati liberati gli spazi previsti nella stazione centrale di Bologna per le linee passanti, sono state completate solo alcune delle stazioni del progetto, non sono stati predisposti i servizi cadenzati, e sino a pochi mesi fa non era stato annunciato alcun servizio passante. Solo in minima parte RFI e Trenitalia hanno dato seguito agli impegni presi negli accordi separati conclusi con la Regione nel 2014 e nel 2017. Mentre da parte di Comune di Bologna, Provincia e Città Metropolitana di Bologna e Regione Emilia-Romagna si è dovuto attendere la svolta recente della sottoscrizione del nuovo Protocollo d’Intesa.
Ogni passo avanti è una buona notizia per i Verdi che dagli anni ’90 si battono per la realizzazione del SFM, un progetto che io stessa seguivo nel ruolo di assessora all’Ambiente del Comune di Bologna quando mi occupavo del passaggio dell’Alta velocità. Come capogruppo di Europa Verde sono intervenuta più volte in Assemblea legislativa a sostegno del completamento del SFM. Con l’interrogazione odierna torno sull’argomento per chiedere alla Giunta in quali tempi ritiene prevedibile la realizzazione dell’assetto base del SFM previsto dall’Accordo del 2007; e come intenda reperire i fondi necessari alla realizzazione degli interventi strutturali per le linee passanti non ancora programmati e per le nuove stazioni a Bologna. Le altre richieste riguardano i lavori di interramento della linea Bologna-Portomaggiore e la loro compatibilità con l’aumento della frequenza dei servizi; l’introduzione del cadenzamento; infine, l’integrazione tariffaria tra SFM e le altre componenti del servizio di trasporto pubblico dell’area metropolitana di Bologna.
L’auspicio di Europa Verde è che si arrivi alla definizione di un cronoprogramma preciso per il completamento di un’infrastruttura strategica per potenziare il trasporto pubblico, sviluppare l’intermodalità e ridurre il traffico privato con benefici per la qualità dell’aria in un territorio tra i più inquinati d’Europa. L’emergenza climatica richiede di abbandonare il modello di mobilità basato su nuove opere stradali e autostradali che consumano suolo e incrementano il traffico motorizzato e il trasporto di merci su gomma. Insieme al tram l’SFM potrà rappresentare per Bologna e i territori del bacino di area vasta l’ossatura di un sistema di trasporto pubblico sostenibile, di livello europeo, in grado di contrastare smog ed emissioni di gas serra”.