La prima considerazione da fare sulla siccità è che non è un’emergenza ma una condizione ormai strutturale figlia del cambiamento climatico e dei connessi fenomeni meteo sempre più estremi. Se non interverremo con misure e investimenti altrettanto strutturali, e non solo emergenziali per ridurre i danni nell’immediato, continueremo a dover fare i conti con la scarsità d’acqua per gli usi agricoli, industriali e domestici.
Dopo le riflessioni del professor Vincenzo Balzani sull’uso responsabile dell’acqua, che ho rilanciato qualche giorno fa in un post su Fb, mi hanno colpito i ragionamenti di Giacomo Parrinello, storico dell’ambiente e assistant professor al Centro di storia di Sciences Po, l’Istituto di studi politici di Parigi. In un’intervista rilasciata all’agenzia #Dire, ha confermato che “quello che stiamo vivendo nella valle del Po non è un episodio isolato, ma parte di una tendenza irreversibile alla modificazione dei sistemi idrici, che è legata al cambiamento climatico e rispetto alla quale dobbiamo urgentemente adattarci in una maniera strutturale. E questo non può che passare da un ripensamento degli usi dell’acqua”.
Oltre a toccare il tema di una riorganizzazione appropriata degli usi idrici, Parrinello (che sta scrivendo una storia del bacino del Po) ha sottolineato che dalla grande siccità del 2003 ad oggi non sono stati attuati interventi di mitigazione, adattamento o introduzione di nuovi modelli produttivi che richiedono meno acqua, interventi che anch’io ho chiesto a nome di Europa Verde nel mio intervento sia in Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna sia nella risoluzione che ho depositato, in cui ho raccolto i suggerimenti del professor Renzo Valloni dell’Università di Parma, riconosciuto esperto della materia.
Per Parrinello è fuorviante basare il modello di sviluppo della valle del Po sull’idea che l’acqua sarà sempre presente in abbondanza. Per questo esorta a guardare a territori (Africa del Nord, California, India) che hanno sviluppato tecniche, tecnologie e modelli di policolture adeguate a far fronte alla scarsità di acqua.
Nella mia risoluzione, oltre al ripensamento delle forme intensive di agricoltura e allevamento che richiedono molta acqua, propongo di sostenere colture meno idroesigenti per avviare la conversione dell’attuale modello insostenibile. Inoltre propongo di investire per creare piccoli bacini d’acqua in cui raccogliere l’acqua piovana: le grandi dighe hanno costi enormi e richiedono troppo tempo per rispondere al problema siccità che abbiamo già oggi.
Il testo della risoluzione: https://bit.ly/3AYERzy