Al momento stai visualizzando SICCITÀ: SÌ A PICCOLI BACINI E RISPARMIO IDRICO, NO A MEGA INVASI
Anche l’Emilia-Romagna sta soffrendo drammaticamente per la siccità, conseguenza diretta del cambiamento climatico. Chiedere lo stato di calamità al Governo per rimediare ai danni, come ha fatto la giunta regionale, è doveroso ma non sufficiente: bisogna agire localmente con politiche di prevenzione più incisive di quelle attuate finora. E più in generale, con politiche di riduzione delle emissioni climalteranti e di adattamento agli effetti dell’emergenza climatica già in corso, come testimonia proprio la siccità.
A questo fine oggi ho depositato una risoluzione che impegna la giunta della Regione Emilia-Romagna ad agire a più livelli. Oltre a ribadire la contrarietà dei Verdi alla realizzazione di grandi invasi – troppo impattanti e improponibili in termini di durata e costi – la risoluzione elenca una serie di misure e interventi per meglio catturare e conservare l’acqua piovana e ridurre i consumi idrici.
Tra questi: l’efficientamento dei sistemi irrigui e la creazione di una rete di piccoli invasi, anche utilizzando cave dismesse, in cui installare impianti fotovoltaici flottanti allo scopo di contenere l’evaporazione dell’acqua producendo al contempo elettricità da fonte rinnovabile; la promozione di investimenti nel campo del risparmio idrico in edilizia, nel turismo, nel comparto produttivo, in agricoltura e nella zootecnia intensiva; la disincentivazione delle colture altamente idroesigenti, come ad esempio il kiwi, favorendone la sostituzione con altre colture che richiedono meno acqua, ad esempio sostituendo il mais con il sorgo. E vista la drammaticità della risalita del cuneo salino nel Delta del Po (anch’esso conseguenza della siccità) la risoluzione chiede alla Giunta di opporsi a nuove trivellazioni in Adriatico, che aggraverebbero questo fenomeno e la subsidenza.
Bisognerà anche operare per una transizione nell’ambito dell’agricoltura estensiva e della zootecnia intensiva, due comparti che consumano la maggiore quantità di acqua. A questo proposito, come Verdi riteniamo necessario ridurre il numero di allevamenti e di capi allevati e incrementare l’impegno a sostegno delle aziende di dimensioni medio-piccole, promuovendo in agricoltura la diffusione del metodo biologico che garantisce una maggiore resilienza del suolo alla siccità e ai fenomeni connessi di inaridimento e perdita di humus. Infine bisogna agire contro le perdite degli acquedotti, che il Emilia-Romagna ammontano al 35% dell’acqua trasportata.
La gravissima crisi idrica che stiamo vivendo era prevedibile già a febbraio, ad esempio a seguito della scarsità delle precipitazioni nevose. Ma anche a causa dell’inazione del ministro della “finzione ecologica” Roberto Cingolani ci siamo arrivati impreparati. Non a caso nel PNRR lo stanziamento nel campo idrico è sottodimensionato.
Bisogna invertire la rotta, agendo anche a livello locale. La Regione Emilia-Romagna può dare un segnale da subito, destinando i 3,5 milioni di euro stanziati per lo studio di fattibilità della diga di Vetto in Val d’Enza (che sarebbe pronta tra 10-15 anni, quindi fuori tempo massimo) alla definizione di progetti meno impattanti e di rapida realizzazione.
Il testo della risoluzione: https://bit.ly/3AfFNyT

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.