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Mentre in tutta Europa si stanno tenendo manifestazioni contro l’invasione dell’#Ucraina da parte dell’esercito di Vladimir #Putin, va ricordato il coraggio di chi manifesta in Russia, dove le proteste portano all’arresto. Ne più né meno di quanto accadeva negli anni terribili delle violenze staliniste e post staliniste, a cui ci ha riportato l’arroganza neo-zarista di Putin, mentre invece si sperava che la fine dell’Unione Sovietica avesse messo fine al regime antidemocratico che per decenni aveva tolto il diritto di parola alle popolazioni che ne facevano parte. Onore, quindi, a Oleg Ansimov, capodelegazione russo all’incontro di chiusura del forum Onu sul clima degli scienziati dell’Ipcc di ieri, che ha condannato l’invasione, rispondendo all’intervento fuori programma della delegata ucraina Svitlana Krakovska, che aveva parlato della difficile situazione che attraversa il suo Paese: “Noi non ci arrenderemo in Ucraina e speriamo che il mondo non si arrenda nel costruire un futuro resiliente sul clima”. “Consentitemi di porgere le scuse da parte di tutti i russi che non sono stati capaci di prevenire questo evento – ha detto Ansimov. Chi vede quello che sta succedendo non trova alcuna giustificazione per l’attacco all’Ucraina”.
In queste ore l’unico spiraglio di speranza viene dall’incontro in programma oggi tra una delegazione russa e una ucraina. Si arriverà all’auspicato cessate-il-fuoco?
I #Verdi in tutta Europa sono nati come forza #ecopacifista. Una spinta decisiva alla nascita dei Gruenen, i Verdi tedeschi oggi al governo del loro paese, la diedero le mobilitazioni del movimento pacifista contro l’installazione in Germania-ovest dei missili nucleari della Nato Pershing e Cruise all’inizio degli anni ’80, e nei medesimi anni le manifestazioni contro le centrali atomiche e a sostegno, invece, dell’energia solare. Ricordate lo slogan “Atomkraft? Nein, Danke” (Energia nucleare?, No, grazie)?
Oggi la Germania a guida rosso-verde-gialla sta tenendo fede all’impegno – peraltro deciso dal governo Merkel dopo l’incidente di Fukushima – di abbandonare definitivamente l’energia nucleare con lo spegnimento, entro il 2022, delle ultime tre centrali in funzione.
Sul piano militare, invece, non si può non rilevare un’inversione di rotta, con la decisione di inviare armi all’Ucraina e di aumentare le spese militari del 2%, anziché perseguire l’obiettivo di ridurle, come propone il manifesto a sostegno del “Dividendo della pace”, lanciato da una cinquantina di Premi Nobel, tra i quali Giorgio Parisi e Carlo Rubbia, e da scienziati, tra i quali il fisico Carlo Rovelli. Ai governi di tutto il mondo, hanno lanciato la proposta di ridurre del 2% le spese militari per cinque anni per indirizzare le risorse risparmiate a favore di un fondo, stimato in 1000 miliardi di dollari, da impiegare per combattere crisi climatica, povertà e pandemie.
A favore di questo appello nei giorni scorsi ho depositato una risoluzione per spronare la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna a far conoscere la proposta e le motivazioni che la ispirano. Al momento, purtroppo, come ho saputo dai promotori, il mondo della politica italiano e non solo è rimasto sordo.
Di fronte ad un’aggressione militare del proprio Paese si può fuggire, oppure restare cercando di salvare la pelle o anche restare e combattere e sostenere chi combatte. A livello internazionale bisogna imporre sanzioni economiche al Paese aggressore per indurlo a fare marcia indietro, contando sulla reazione avversa all’aggressione da parte del mondo economico e della popolazione. É quanto sta facendo l’Unione europea, pur a prezzo delle ricadute sulle nostre economie. É anche doveroso aiutare chi fugge tramite l’accoglienza, e aiutare chi resta con aiuti materiali. E anche su questo sono in corso iniziative. Infine, si può decidere se sostenere il Paese aggredito con aiuti militari, con il pericolo di incrementare l’escalation dello scontro militare invece di fermarlo.
I Verdi sono sempre stati a favore della strada negoziale, contro il ricorso alle armi. Ma è evidente che se vivi in un Paese aggredito la prospettiva dalla quale valuti il “che fare” è diversa. Sabato mattina, intervenendo a nome dei Verdi italiani alla Conferenza dei Verdi di Ucraina, Moldavia e Georgia (a cui partecipavano anche i Verdi di tutta Europa), pur comprendendo il loro punto di vista, ho sostenuto che al momento sembrava preferibile non incrementare la spirale delle violenze armate. Non è questo, invece, che pensa il governo rosso-verde-giallo tedesco, che ha deciso di fornire armi all’Ucraina: 1000 armi anticarro e 500 missili terra-aria. Una decisione in merito alla quale in queste ore sta discutendo il partito dei Gruenen.
Sono ore strazianti: decidere la cosa giusta da fare è difficile. Speriamo quindi che il negoziato tra Ucraina e Russia metta fine al conflitto armato.
Noi, intanto, continueremo a batterci per la riduzione delle spese militari e contro la corsa al riarmo.

Silvia Zamboni

Giornalista – Ambiente e Sostenibilità, Energia e Cambiamenti Climatici, Economia Circolare, Green Economy, Sharing e Digital Economy, Mobilità Sostenibile, Turismo Sostenibile, Agricoltura e Manifattura Biologica, Politiche Ambientali Europee.