Oggi pomeriggio ho partecipato alla manifestazione indetta a Bologna da CGIL CISL e UIL a sostegno delle donne che stanno infiammando le piazze in Iran con le loro proteste. Eravamo in duemila!
In tre settimane è salito – ad oggi – ad oltre 150 il numero delle persone uccise nella violenta repressione delle manifestazioni scatenate dalla morte di Mahsa Amini dopo l’arresto da parte della polizia morale perché non indossava correttamente il velo (fonte: l’ong Iran Human Rights).
A questo scenario drammatico si aggiunge la grave vicenda che riguarda la travel blogger italiana Alessia Piperno arrestata nei giorni scorsi a Teheran, che ora si trova tra i dissidenti del governo iraniano detenuti nell’istituto penitenziario di Evin, un carcere storicamente noto per i metodi crudeli con cui trattano i prigionieri. A carico di questo carcere, Amnesty International ha denunciato abusi, torture e stupri, avvenuti soprattutto nei confronti di studenti e intellettuali, oltre all’esecuzione di migliaia di oppositori durante la fine degli anni ’80.
La stampa riporta che Piperno fosse già sotto osservazione da parte degli agenti iraniani a causa della sua permanenza in Kurdistan, una zona perennemente monitorata per le forti istanze anti regime teocratico che esprime la popolazione. La causa dell’arresto potrebbe risiedere in alcuni post pubblicati su Instagram nei giorni scorsi, dove la blogger raccontava le manifestazioni di piazza e l’arrivo nel suo hotel di alcune persone spaventate dagli scontri, e in cerca di aiuto.
Gli iraniani protestano non solo per la morte di Mahsa Amini, ma per tutto ciò che questa dolorosa vicenda simboleggia e che ispira: le persone scendono in strada contro la Repubblica Islamica stessa, un’istituzione che dal ’79 ha preso il posto dello Scià e che da quel momento esercita un controllo culturale, politico e sociale sulla sfera pubblica e privata degli iraniani. Si protesta contro l’obbligo per le donne di indossare il velo e a favore della libertà di espressione e di stampa, contro un sistema clientelare e una grave condizione socio-economica dovuta anche alle sanzioni Usa che in un Paese ricco di risorse vede diffondersi la povertà, come ha ricordato, nel suo intervento alla manifestazione di Bologna, una iraniana dell’Associazione Donne Vita Libertà.
La violenta repressione di cittadine e cittadini che protestano è una palese violazione della libertà di pensiero e dei diritti civili che non può essere tollerata con il nostro silenzio. Il nostro governo e l’Europa devono fare sentire la loro voce e intervenire, come hanno chiesto le/i manifestanti.
In queste ore buie e angoscianti, la mia solidarietà va a tutte quelle donne e a quegli uomini, giovani e non giovani, che lottano contro regimi liberticidi pur consapevoli che il prezzo da pagare per loro è e sarà altissimo. Per questo non vanno lasciate e lasciati soli dall’Occidente.